Nell’eterna lotta fra prezzo e valore un prodotto blasonato come lo Champagne dimostra di essere molto attento al primo e piuttosto dimesso nel secondo. Un’inchiesta condotta da Jérôme Baudouin sulla rivista Revue du vin de France mostra che i grandi produttori del vino più famoso al mondo applicano ricarichi spaventosi su bottiglie che hanno costi di produzioni relativamente bassi. Il Dom Perignon, prodotto di punta della supercantina Moet & Chandon, in enoteca costa circa 130 euro a bottiglia, ma i costi di produzione si muovono su ben altri ordini. Calcolando le spese per la cura dei vigneti (1100 ettari sparsi per la Champagne), i costi di lavorazione e imbottigliamento, l’ammortamento delle strutture per la vinificazione, gli stipendi dei suoi oltre mille dipendenti, le tasse, e l’enorme giro di distribuzione e marketing, una bottiglia millesimata costa alla cantina tra i 17 e i 22 euro. Ne viene fuori un utile netto a dir poco invidiabile.
L’azienda della famiglia Moieux produce leggendarie bottiglie di Petrus, acquistabili in cantina a circa 450 euro, tasse escluse. Il piccolo e delicato vigneto richiede cure maniacali rispetto agli altri della categoria e il costo del vitigno influisce pesantemente sul prezzo finale. D’altra parte, un prodotto elitario come Petrus richiede strategie di marketing diverse (e minori investimenti) da quelle di Moet & Chandon, e la relativamente economica fase di diffusione compensa gli alti costi in termini di prodotto. A conti fatti, una bottiglia di Petrus costa al produttore circa una trentina di euro. Il Musigny Grand Cru, nettare divino estratto da un fazzoletto di 1000 metri quadrati, è il vanto della famiglia Roumier, che deve al suo antico prodotto una fama mondiale. Al termine della lavorazione, la bottiglia costa al produttore circa 30 euro e – sorpresa – viene commercializzato alla modica cifra di 150 euro al pezzo. Un vero affare per chi vuole gustare il meglio e non vuole cedere all’equazione “prezzo più alto, prodotto migliore”. E per tutti gli altri c’è sempre il vino de li castelli, che è meglio di questa zozza società e forse anche di qualche Champagne di marca.
Fonte news: Istituto per la Formazione al Giornalismo
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