Lidl, non comprare mai questa carne: contiene batteri pericolosissimi | Cosa devi sapere subito
Il grande consumo di pollo e la considerazione di carne sana. Ma quali sono i pericoli che si nascondono?
Il pollo è uno degli alimenti più consumati al mondo, grazie alla sua reputazione come carne sana e leggera. Rientrando nella categoria delle carni bianche, è spesso preferito a quelle rosse per il suo minor contenuto di grassi saturi e colesterolo. Preparare il pollo è facile e veloce, motivo per cui è diventato ultra presente nella dieta quotidiana di molte persone.
Negli ultimi anni il consumo di pollo è aumentato significativamente, spingendo la produzione a livelli mai visti prima. Questo ha portato a una crescita esponenziale degli allevamenti intensivi, dove grandi quantità di pollame vengono allevate in spazi ristretti per soddisfare la domanda crescente. Tuttavia, questi metodi di produzione intensiva hanno sollevato preoccupazioni riguardo al benessere degli animali e alla qualità della carne prodotta.
Gli allevamenti intensivi sono spesso associati a condizioni di sovraffollamento, igiene precaria e uso massiccio di antibiotici per prevenire malattie. Questi fattori non solo compromettono il benessere degli animali, ma possono anche avere conseguenze sulla salute umana. In particolare, l’uso indiscriminato di antibiotici negli allevamenti intensivi contribuisce allo sviluppo di batteri resistenti agli antibiotici, un fenomeno preoccupante che minaccia la salute pubblica.
Il caso delle carni di pollo Lidl e la carne da non comprare
Recentemente, un’inchiesta condotta dall’associazione Essere Animali, in collaborazione con altre organizzazioni europee, ha rivelato dati allarmanti sulla presenza di batteri antibiotico-resistenti nella carne di pollo venduta nei supermercati Lidl. L’indagine ha coinvolto 142 prodotti acquistati in 22 discount Lidl in Germania, Italia, Spagna, Regno Unito e Polonia. L’inchiesta ha mostrato che metà dei campioni di pollo prelevati contenevano batteri resistenti agli antibiotici. In Italia, sono state analizzate 24 confezioni di carne fresca di pollo, ovvero cosce, sovracosce, fusi e petto, da punti vendita di Roma, Firenze e Milano. Il laboratorio ha riscontrato che il 46% dei campioni italiani era contaminato da batteri ESBL, che conferiscono resistenza a più antibiotici contemporaneamente. Inoltre, il 33% dei campioni italiani conteneva batteri multiresistenti a tre delle quattro classi di antibiotici testate, con una resistenza del 100% a cefalosporine di terza generazione e fluorochinoloni, antibiotici critici per la salute umana.
Un altro dato preoccupante emerso dall’inchiesta riguarda la presenza di Staphylococcus aureus resistente alla meticillina nel 23% dei campioni europei, anche se nessuno di questi proveniva dall’Italia. Oltre ai batteri antibiotico-resistenti, l’inchiesta ha rilevato anche la presenza di batteri patogeni responsabili di infezioni alimentari. In Italia, il 54% dei campioni di pollo era contaminato da Listeria monocytogenes, un batterio pericoloso per la salute umana, e il 46% dei campioni conteneva Salmonella spp. A livello europeo, la contaminazione da Salmonella era molto più bassa, con solo il 9% dei campioni positivi.
Le implicazioni per la salute pubblica
Questi risultati evidenziano i rischi associati agli allevamenti intensivi e alla distribuzione di carne contaminata. La diffusione di batteri resistenti agli antibiotici rappresenta una grave minaccia per la salute pubblica, rendendo le infezioni più difficili da trattare e aumentando il rischio di epidemie. L’Italia, in particolare, mostra livelli di contaminazione preoccupanti rispetto ad altri Paesi europei, suggerendo la necessità di controlli più rigorosi e pratiche di allevamento più sostenibili.
In conclusione, mentre il pollo rimane una scelta alimentare popolare e nutriente, è essenziale prestare attenzione alla provenienza e alla qualità della carne che consumiamo. Promuovere metodi di allevamento sostenibili e ridurre l’uso di antibiotici negli allevamenti intensivi sono passi cruciali per garantire la sicurezza alimentare e proteggere la salute pubblica.