Dopo il Grande Fratello arriva la confessione del conduttore Alfonso Signorini. Le sue parole sono state una doccia fredda.
La porta rossa del Grande Fratello si è appena chiusa ponendo fine all’edizione numero diciassette. La prima condotta da Alfonso Signorini, che negli ultimi 4 anni è stato alla guida della versione Vip.
Una conduzione che porta un po’ il suo marchio, leggermente ironica ma con tanta storia dei protagonisti perché al giornalista piace raccontare, e la sua sensibilità è ormai nota a tutti.
Sin da quando bambino, racconta al Corriere, amava rifugiarsi in cantina a leggere, di nascosto. Facendo credere alla mamma di essere fuori a giocare con gli amici. Probabilmente è allora la sua passione per la carta stampata inizia a prendere forma.
E oggi, raggiunto il traguardo dei 60 anni – e chi lo avrebbe detto – è tempo di bilanci. Di guardarsi indietro con nostalgia ma anche con affetto per ciò che è stato. Anche se qualche rammarico non manca. Alfonso Signorini si è lasciato andare ad una toccante confessione aprendo il suo cuore, Scopriamo cosa ha detto.
Alfonso Signorini è stato ospite della bellissima Giulia Salemi per il suo simpatico podcast Non lo faccio per moda e si è raccontato in maniera intima e personale. Partendo proprio dalla sua infanzia, dal disagio che ha provato quando lo prendevano in giro per il suo essere “diverso”. Racconta: “Ero un bambino molto solo che non aveva tanti amici. Ero molto deriso perché mi piaceva giocare con le bambine, non andavo in bici e in motorino, giocavo all’elastico, a palla prigioniera e non a calcio”.
Sappiamo quanto i più piccoli riescano ad essere crudeli quando ci si mettono. Ma il piccolo Alfonso pensa al suo riscatto e a vendicarsi di chi gli fa tanto male: “Io cercavo di riscattarmi nello studio – continua – studiavo come un pazzo e, mentre sfrecciavano i motorini sotto la mia finestra, dicevo ‘Domani mi prendo la mia rivincita’”. E quel domani è arrivato.
Il racconto di Alfonso Signorini tocca temi tanto terribili quanto attuali, la solitudine di chi si sente diverso, la voglia di essere accettati per quel che si è e soprattutto il bullismo. “Sono stato un bambino solo, bullizzato. Diciamo che me la cercavo anche, ero anche un bambino molto stron*o” ammette.
E spiega: “Suggerivo sbagliato, per forza venivo bullizzato: pensavano di aver preso 8 perché hanno copiato da Signorini e poi si trovavano con il 2 e il 3 e mi aspettavano fuori dalla scuola con il palloncino, ci sputavano dentro e poi con lo spillo ‘stank!’. Mi hanno picchiato, piangevo come un pazzo”. Per fortuna quei tempi sono passati, ma le ferite resteranno per sempre.