A Londra la gente comune mangia male. E' inutile raccontarsela. La miriade di locali che affollano la City offre “roba” inqualificabile. Anche negli stessi ristoranti blasonati si riscontra deludente qualità di materie prime e scarso rigore in cucina. Eppure è Londra che sta facendo tendenza. Essere il cuore europeo dell'economia aiuta. Anche a crearsi una fama non sempre meritata. Ma se gli inglesi, storicamente indifferenti al cibo, al freddo, al sesso, ora sembrano volersi riscattare almeno dal loro ascetismo gastronomico, lo devono di sicuro al lavoro di gente che di inglese, oggi, ha solo la residenza (non la cittadinanza) e per fortuna anche il conto in banca.
Qualche decennio fa, prima dell'arrivo dalla Francia dei fratelli Roux, nel Regno Unito si andava semplicemente al pub. Ancora oggi nei grandi ristoranti il personale è fiftyfity, italiano/francese; agli inglesi resta l'amministrazione. E se alcuni chef britannici attualmente sono al vertice mondiale della gastronomia, lo devono anche a mestieri e passioni mutuate da qualche “povero” immigrato. Agli chef anglosassoni bisogna però riconoscere che il risultato ottenuto da loro è spettacolarmente sotto gli occhi del mondo ed affascina chi sta a guardare. Ci riferiamo a Gordon Ramsay che sta aprendo numerosi locali. Supportato dai media britannici è attualmente a capo di tanti “satelliti” nelle aree piú prestigiose del centro, in partnership con validi e fidati cuochi.
L'ultimo nato è il frequentatissimo Maze, locale minimal sapientemente gestito dal cuoco Jason Atherton che offre un discreto menu tapas d'ispirazione adrianista fine anni 80. E mentre noi in Italia ci preoccupiamo delle continue scorribande televisive dei cuochi, sempre piú assenti dalle loro cucine, sul Tamigi il problema non esiste: i ristoranti piú noti non sono a gestione familiare (con tutto il rispetto!) ma vere aziende lontane dalle preoccupazioni del protagonismo, del culto della personalità e del fisiologico ricambio generazionale, valutati soprattutto per quello che offrono in termini di business indipendentemente da chi sta ai fornelli. Gli chef executive piú quotati sono italiani: il veneto Simone Zanoni e l'emiliana Angela Hartnett dell'Hotel Connaught.
L'ultimo arrivato è Cipriani che sta riproponendo i soliti piatti dell'Harry's Bar. La Francia si è subito mossa con Pierre Gagnaire, piazzatosi con il complesso Sketch nell'ex Casa Dior, con ristorante gourmand, galleria/teatro e bar Glade, un mix di arredo-chic con particolari curati e toilette scintillanti di Swarovsky o a forma d'uovo. Un colossale investimento reso possibile grazie alla passione e follia di Mourad Mazouz. In primavera dovrebbe arrivare anche Robuchon (al lavoro in cerca di utili alleanze per evitare le bacchettate iniziali della stampa anglosassone), che comunque ha già un suo validissimo allievo, oltremanica, in Tom Aikens, a Chelsea.
Di grande impatto il gastro-lounge dei fratelli Pourcel coadiuvati dal fedelissimo socio Olivier Château, il W'Sens posizionato a Waterloo Place, pochi passi da Piccadilly Circus. Lo stile creativo francese si riscontra con piú linearità nella cucina di Shane Osborne del Pied à Terre da poco riaperto dopo la chiusura dovuta a un incendio. Apprezzabili per il cibo proposto e l'attento servizio i rinomati Greenhouse, Club Gascon e il ristorante dell'Hotel Capital. La corazzata inglese di quelli che si adoperano e contano segue con il paffuto Richard Corrigan chef-patron del Linday House che ha recentemente aperto il suo prêt à porter, il Bentley's Seafood Oyster Bar & Grill e l'interessante St. John.
Per chi ama l'etnico non c'è che l'imbarazzo della scelta: il piú attuale è il giapponese Umu con il sommelier italiano Andrea Briccarello, esperto in degustazioni di shakè: in carta ce ne sono 300 diversi che costano come i vini, da 10 a 800 pounds. Sempre di moda Zuma e Nobu che ha aperto un secondo locale nella City. Poi c'è il cinese e affollatissimo Hakkasan, con 200 coperti (tanto ambiente ma scarsa incisività in cucina) e Yauatcha a Soho, stesso gruppo con possibilità di vivere una divertente esperienza dim sum, ma siamo lontani dai grandi locali di Hong Kong per meticolosità di materia prima e gusto dei piatti. In tema orientale mantiene l'ottimo livello il Thai Nahm, mentre gli indiani Zaika, Rasoi Vineet Bhatia e Amaya risultano i migliori nella loro categoria. Etnico di classe, Zaika è uno dei locali di Claudio Pulze in cui la cucina indiana ha una contaminazione evidentemente francese. Ora il locale è affidato a Sanjay Dwivedi, estroverso chef laureato in medicina che sta riconquistando il pubblico dopo una fase di relativa stanchezza della gestione precedente.
Sotto tono per servizi approssimativi (la qualità della cucina non è mai stata un punto di forza) i frequentati e modaioli locali del Morgans Hotel Group concepiti dal poliedrico design Starck, quali il St. Martin Lane e il Sanderson che ospita lo Spoon di Ducasse. Tra gli italiani segnaliamo Assaggi (semplice trattoria con cucina d'impronta familiare), Locatelli, Zafferano e Fiore. Quest'ultimo è un parallelepipedo griogioazzurro minimalista al 33 di St. James's Street stato affidato nel dicembre 2004 da Claudio Pulze allo chef italiano Umberto Vezzoli che qui, con la moglie belga, ha costruito una carta menú stagionale molto italiana.
Dicevamo che sono stati Albert e Michel Roux gli apripista all'alta cucina per gli inglesi con Le Gavroche, il famoso ristorante attualmente in Mayfair e ispirato al personaggio dei Miserables, originariamente collocato nei pressi della Sloane. Michel jr. figlio di Albert guida ancora le cucine londinesi, mentre Alain figlio di Michel tenta di snellire l'ingessato stile di cucina al Waterside Inn di Bray, il pittoresco villaggio a 25 km dall'aeroporto di Heathrow dove è situato anche il Fat Duck di Blumenthal. Dopo oltre 30 anni di militanza a Londra e 48 ristoranti aperti, gestiti, venduti, il padovano Pulze procede nel suo singolare percorso, confidando di essere attento a fenomeni di successo come Wagamama (il fast-food di cibo giapponese con qualità certificata per grandi numeri e piccole tasche - 10 sterline circa il piatto unico-) e continuando a scoprire e rivalutare nuovi cuochi (che poi giustamente aprono un proprio locale come Marco Pierre White, Gordon Ramsay, Giorgio Locatelli, Vineet Bhatia). Incontriamo il vulcanico Pulze in uno dei “suoi” (o delle sue società) locali piú prestigiosi, quell'Aubergine all'11 di Park Walk dove si sono avvicendati nomi altisonanti e che ora è nelle giovani e promettenti mani di William Drawle, 33 anni dello Yorkshire, un “piccolo” perfezionista che con grande grinta tenta di ritrovare uno spazio glorioso nell'insidioso panorama cittadino.
Nella quiete ovattata e silenziosa del locale, serviti come dio comanda da personale finalmente professionale (per tecnica di servizio, competenza, savoir faire, misura e discrezione) abbiamo degustato una sequenza di piatti equilibrati e gustosi.
E subito dopo Claudio Pulze ci ha dato prova della sua scaltrezza e camaleontismo commerciale portandoci dall'altra parte di Londra e dall'altra parte del suo progetto di ristorazione: quella dove la big gourmande sta sotto le 25 sterline. Siamo a Vinopolis, fino a poco tempo fa la piú grande selezione di vini in Inghilterra, con una gamma di oltre 100 vini da poter degustare al bicchiere.
Inaugurato nel '99, l'enorme complesso dotato di una serie di sale per ospitare almeno 250 persone a servizio, di un bar e di un museo del vino divenuto ora punto d'incontro per degustazioni, corsi di mixologia, sala banchetti, era un deposito di merci doganali fino agli inizi dello scorso secolo. Attiguo a questa megastruttura e di fronte all'unico mercato a Londra, dove il giovedì, venerdì e sabato ancora vengono a vendere i loro prodotti i piccoli produttori e i contadini dei sobborghi, Pulze ha inaugurato nell'ottobre scorso Bref Wharf (in Stoney Street), birreria che propone una cucina semplice in abbinamento agli oltre 700 litri di Ale variamente aromatizzata, qui prodotta settimanalmente da selezioni speciali di malto.
Famosa o insolita, un giro per Londra
Fare shopping a Londra? Un piacere in ogni momento dell'anno. Mangiare fuori? Per chi è a caccia di novità, ci sono sempre tanti luoghi poco conosciuti tutti da scoprire. Ci sono mete a Londra che non si possono ignorare, come per esempio i vari musei, La Torre, Buckingam Palace, il Tamigi eccetera, oltre naturalmente il London Eye, la gigantesca ruota che è il piú alto punto di osservazione al mondo dalla quale, durante un giro mozzafiato di circa 30 minuti, si possono ammirare quasi tutti i luoghi piú belli della città. Ma Londra è suggestiva e interessante anche fuori dai piú noti circuiti turistici, luoghi meno conosciuti dove cogliere l'occasione di un acquisto un po' speciale o gustare un piatto diverso o del tutto tradizionale. Come per esempio il Museum of Garden History in Lambeth Palace Road (www.museumgardenhistory.org), una deliziosa antica dimora che accoglie un bellissimo giardino e nel quale vengono spesso tenuti eventi musicali e di altro tipo. O la pasticceria cinese che a China Town mette in vetrina dolci dalle forme e dai colori a dir poco insoliti ma non per questo meno allettanti.
Il Borough Market in Southwark Street, vicino al Ponte di Londra, è il posto ideale per acquistare direttamente dai produttori cibo biologico, formaggi, vino, pesce e altro ancora, concedendosi inoltre il piacere di gustare sul posto pane appena sfornato o le ottime ostriche della costa. Proprio di fronte all'ingresso del mercato c'è il Monmouth nell'omonima via (www.monmouthcoffee.co.uk), specializzato in caffè da tutto il mondo, servito a un grande tavolo che occupa quasi tutto il locale, con dolci e confetture quasi casalinghi.
Poco distante la Cantina Vinopolis al numero 1 di Bank End (www.vinopolis.co.uk) è l'ideale per proseguire negli acquisti gastronomici, con vini da degustare anche sul posto al termine del tour guidato della cantina (da prenotare) o al tavolo dell'annesso ristorante.
Con una piccola digressione si torna al 33 di Southwark Bridge Road per una sosta al Bankside Restaurant (www.banksiderestaurants.co.uk), dove si mangia inglese ed europeo e si può gustare la birra artigianale del locale accompagnata con le salsiccine e le patate piú tradizionali.
Vicinissimo un altro ristorante che offre sensazioni gustative piacevolmente insolite, il Tas Pide (www.tasrestaurant.com) al 20-22 New Globe Walk, cucina turca in un ambiente assai confortevole. Qui siamo poco lontani dal Tamigi e in pochi minuti si arriva al ristorante Zakudia, River Level, 2a Southwark Bridge Road (www.zakudia.com), piccolo, modernissimo e con una magnifica vista sul fiume, specializzato in insoliti cocktails serviti con stuzzichini di gusto fusion ma con una interessante proposta di piatti di stile europeo.
Pochi minuti a piedi e si arriva ad un altro posto la cui vista è a dir poco spettacolare, poco distante dal London Eye, all'ottavo piano della Oxo Tower in Barge House Street in South Bank. Qui la maggior parte dei tavolini di ristorante, bar e brasserie sono sulla terrazza che si affaccia direttamente sul fiume; il menu offre piatti internazionali e tradizionali inglesi. Proseguendo lungo il Tamigi, quasi di fronte alla Tower e al Parlamento, un'altra sosta golosa e di gran classe è il Chino Latino Brasserie Bar & Lounge del Park Plaza (www.parkplaza.com), un prestigioso Resort che si affaccia proprio sul Tamigi aperto nell'aprile del 2005 al 18 Albert Embankement. Dal ristorante dell'albergo non si gode la stessa bellissima vista di molte delle camere ma l'ambiente è elegante e la cucina fusion orientale e mediorientale curata dallo chef giapponese Jimmy Nakamura davvero ottima.
Per una volta tanto può essere divertente lasciar perdere i templi dello shopping come Harrod's e percorrere invece alcune delle vie piú ricche di negozi, come la lunghissima Oxford Street o le eleganti New Bond Street e Regent Street. Nel quartiere di Soho c'è anche la Carnaby Street, attorno alla quale si diramano una serie di stradine che formano un quartiere di circa 80 mila metri quadrati che accoglie 166 tra ristoranti e negozi.
Le tentazioni cominciano dalla "corte", la Kingly Court, (foto a sinistra), sulla quale si affacciano, distribuite su tre piani, 30 bottegucce di artigiani che vendono moda, collane, oggetti regalo e altro ancora. Al 39 di Carnaby Street, Never Too Busy To Be Beautiful (mai troppo indaffarata per essere bella, www.nevertoobusytobebeautiful.com) è un vero tempio per la bellezza dove acquistare cosmetici, boccette, profumi e tutto quanto può far bella una donna. Girato l'angolo, dopo aver passato un negozietto che è una sorta di museo della scarpa sportiva, un altro con deliziose collane, uno con incredibili cappellini e altre vetrine ugualmente tentatrici, si arriva all'11 di Newburgh Street al Scent Systems (www.scent-systems.com) dove è possibile farsi preparare nel giro di un'ora o due un profumo personalissimo, così come fa perfino una cliente speciale come Madonna. Nella parallela Marshall Street, al numero 9 il ristorante Masala Zone uno dei 5 presenti a Londra (www.realindianfood.com) propone una cucina indiana non banale in un simpatico ambiente.
Si può concludere questa breve ma intensa passeggiata tra shopping e gastronomia al 21 di Heddon Street dove lo Zinc Bar & Grill (www.conran.com) propone un mix di piccoli piatti da tutto il mondo e birra inglese da gustare in un ambiente informale o addirittura ai tavolini nella via. Tutti questi ristoranti e molti altri ancora, divisi per zona e per caratteristiche, sono elencati su Eat in London, una piccola, preziosa e agile guida sponsorizzata dalle Pagine Gialli inglesi da richiedere gratuitamente a Visit London tramite il sito www.visitlondon.com.
Su gentile concessione de La Madia TravelFood
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