Per la prima volta invitato a parlare un esponente della società civile non appartenente alle popolazioni indigene.
Diritto al cibo, sovranità alimentare e salvaguardia della biodiversità. Questi alcuni dei temi affrontati da Carlo Petrini, presidente internazionale di Slow Food, nel discorso del 14 maggio al Forum Permanente delle Nazioni Unite sulle questioni indigene. Per la prima volta nei dieci anni di storia del Forum interverràun esponente della società civile non appartenente alle popolazioni indigene. Nei precedenti incontri, infatti, le relazioni sono state affidate arappresentanti delle popolazioni indigene, dei governi o a funzionari delle stesse Nazioni Unite. Il presidente di Slow Food è stato affiancato da Olivier De Schutter, Special Rapporteur per il diritto al cibo, da esponenti della FAO (Organizzazione per l'Alimentazione e l'Agricoltura), delle popolazioni indigene e dei governi.
«Stiamo attraversando un periodo difficile, e saper guardare indietro alle nostre tradizioni e a sistemi alimentari più sostenibili non è stupida nostalgia. La reintroduzione di produzioni alimentari locali è la risposta per nutrire il pianeta, è l'attivazione della vera democrazia, la partecipazione di tutti per il bene comune» afferma Petrini.
«Per troppo tempo la produzione del cibo ha voluto estromettere o limitare i saperi delle donne, degli anziani e degli indigeni, relegandoli al fondo della scala sociale. Ma il monito della Natura è ben più grave della crisi finanziaria, ci chiama a riflettere su un destino tragico per l'esistenza stessa dell'umanità, se non si cambiano marcia e percorso. E proprio “gli ultimi” saranno quelli che indicheranno la strada giusta. Avremo bisogno della sensibilità delle donne e del loro pragmatismo, della saggezza degli anziani e della loro memoria, ci accorgeremo che i popoli indigeni hanno la chiave per un approccio più sostenibile al diritto al cibo, perché da sempre praticano l'economia della natura».
A invitare Carlo Petrini al Forum, Phrang Roy, direttore dell’Indigenous Partnership per l’agrobiodiversità e la sovranità alimentare delle popolazioni indigene, di cui Slow Food fa parte. La Partnership riunisce le comunità indigene impegnate nella difesa del loro diritto al cibo e nella promozione di pratiche ambientali sostenibili, in stretta collaborazione con ricercatori ed esperti che ne condividono i principi. Da tempo Slow Food collabora con le comunità indigene, sia attraverso i progetti della Fondazione per la Biodiversità - Onlus che con la rete di Terra Madre, che riunisce al suo interno agricoltori, pescatori, cuochi ed esperti da tutto il mondo. Nel 2011 Slow Food ha organizzato il suo primo Terra Madre Indigenous People in Svezia, mentre il prossimo sarà in India nel 2014.
E come ricorda ancora Petrini: «Un vecchio detto dei nativi americani recita: “Insegna ai tuoi figli che la Terra è nostra madre, tutto ciò che accade alla Terra accadrà ai figli della Terra. Se gli uomini sputano in terra, sputano su sé stessi. Questo noi sappiamo: la Terra non appartiene all’uomo, ma è l’uomo che appartiene alla Terra. La Terra vale più del denaro e durerà per sempre”. Tutta l'umanità è in debito con i popoli indigeni che hanno saputo nella pratica quotidiana mantenere questi principi.
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Slow Food
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E-mail: e.virgillito@slowfood.it
Skype: elislow
Fonte news: Slow Food
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