SEMPLICEMENTEUVA chiude con un grande vino del Libano. Tre giorni d’incontri e degustazioni, un pubblico di oltre 1000 persone e, soprattutto, 100 vini: ognuno diverso dall’altro.
I vini naturali esprimono un legame forte e diretto con la terra, dove nascono. Raccontano la storia del luogo dove crescono e, soprattutto, la storia di chi li produce. Riprendendo la definizione di “Tripla A”, usata da molti produttori biodinamici, esprimono il lavoro di vignaioli che si considerano: “Agricoltori, Artigiani, Artisti”. E’ così anche per il libanese George Hochar, che ha portato a Milano il suo Chateau Musar (il nome deriva dall’arabo Mzar, luogo in cui si trova un’antica fortezza) un vino prodotto nella valle della Bekaa, a 25 miglia da Beirut, dove i vigneti, in terreni argillosi e sassosi esistono da secoli, a un’altezza di mille metri. Prodotto il più delle volte in anni difficili, tra le bombe del conflitto arabo israeliano e un’interminabile guerra civile, durante le quali le cantine di Hochar erano l’unico rifugio in grado di riparare la popolazione locale dalla guerra, è un vino dalle caratteristiche uniche di straordinaria longevità.
Le annate ’59 e ’77 sono oggetto di affollate degustazioni e sono nella carta dei vini di grandi ristoranti, come la Locanda del Pescatore di Nadia Santini. Le etichette di quest’azienda sono ottenute con vitigni, in prevalenza, di origine francese, come il Musar, (cabernet sauvignon, carignan e cinesault). E dalla “maison” Hochar, esce anche un grande bianco: Chateau Musar White, vinificato da soli vitigni autoctoni Obaideh (simile allo chardonnay) e Merwah (ricorda il sémillon). Ma tra le varie accezioni del concetto di "naturale" va certamente menzionata la parola libertà: anche il vino ha il diritto di esprimersi secondo i suoi tempi e i suoi cicli. All'uomo solo il compito di supervisionare le uve nel loro percorso di crescita.
In questo, certamente è stato un pioniere, l’olandese Eric Albada Jelgersma che, a Riparbella (PI), ha rilevato l'azienda Caiarossa circa una decina di anni fa. Ha selezionato maestranze e saperi locali per valorizzare undici vitigni diversi con una produzione biodinamica. Oggi i vini firmati Caiarossa sono quattro: Caiarossa (cuvée dei migliori frutti dell’annata), Pergolaia, Caiarossa Bianco, Oro di Caiarossa. Etichette nate senza parametri di riferimento e per essere solo se stesse.
Diversa la storia di Fiorella Ciminaghi, ex proprietaria della cioccolateria Godiva di Milano, che produce vino "naturale" dal 2009 in un’azienda in provincia di Grosseto. A suo parere, l'ingrediente per un vino autentico e capace di esprimere il territorio è il recupero del passato. Da una vigna di morellino vecchia più di trentanni, nasce il Rosso di Maremma, un vino dal color rosso intenso, realizzato a partire da Sangiovese (98%) e Ciliegiolo (2%).
Ancora differente è la produzione dell'Azienda Agricola Altura: la loro è una viticoltura ardua, fatta di sassi e sole. La famiglia Carfagna, infatti, di origini molisane, si è stabilita sull'Isola del Giglio dal 1999, e ha recuperato le vigne di Ansonaco, un autoctono locale dal carattere forte coltivato in piccoli terrazzamenti a picco sul mare. Cosa significa per loro naturale: “Lasciare l'erba tra i vigneti, recuperare il territorio, lasciare scegliere al prodotto quale strada percorrere e quali sapori avere”. Perché produrre "naturale" oggi, per loro, è certamente la miglior strada per iniziare a dire la verità sui sapori del nostro Paese.
Sapori a cui bisogna avvicinare e educare il grande pubblico dei consumatori, come ha affermato Federico Graziani, sommelier di “Il luogo di Aimo e Nadia”, nella degustazione sui vitigni autoctoni al naturale, con la quale si è terminata la 1° edizione di SEMPLICEMENTEUVA la tre giorni enologico naturale ideata da Davide Paolini e Piaceri d’Italia (oltre 1000 partecipanti).
“In carta ho molte etichette naturali, ma per fare uscire questi vini dalla nicchia degli appassionati, bisogna avere il tempo e il modo di presentarli alle persone: Alcuni hanno caratteristiche che, magari, sono percepite erroneamente come difetti, mentre non lo sono assolutamente. Spesso, sono invece sola espressione del carattere e dell’idea di vino di ogni singolo produttore”.
Per informazioni:
Web: www.semplicementeuva.it
Fonte news: Ufficio Stampa SEMPLICEMENTEUVA
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