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Parchi italiani

Parco Nazionale delle Cinque Terre

di Iole Piscolla

MappaArticolo georeferenziato

La Liguria orientale vanta una delle aree parco più dinamiche di tutta la penisola. Prende il nome dai comuni che la caratterizzano, ovvero Monterosso, Vernazza, Coniglia, Menarola, Riomaggiore, questi ultimi due collegati da un sentiero scavato nella roccia, una singolare strada chiamata "Via dell'amore". Il nome terra che identifica il parco è sinonimo proprio di questi "borghi" (alla maniera medioevale) incastonati fra i percorsi sul litorale, fra i terrazzamenti ricoperti di oliveti che sembrano protendersi nel vuoto, fra i sentieri che scollinano di monte in monte. La vite infatti seziona in maniera ordinata i fianchi delle montagne, perimetrandoli con muretti a secco pazientemente incastonati negli anni.
Qui la vite ha trovato condizioni ideali di crescita grazie al sistema di potatura "a tendone basso" rendendola terra di grandi vini. La denominazione Cinque Terre, caratterizzata dalle sottozone Costa de Sera, Costa de Campu, Costa de Posa e il Cinque Terre Sciaccherà, nelle tipologie Passito e Riserva.

Vitigno principale è il Bosco, citato da diverse fonti nei primi decenni del secolo scorso, come vitigno trasportato nelle Cinque Terre da tralci provenienti dal bosco della Villa Marchesi Durazzo di Genova. Utilizzato generalmente assieme all'Albarola, al Fermentino e alla Bianchetta.
Ciò che caratterizza le Cinque Terre è l'attività di pesca, in primo luogo delle acciughe, pesce azzurro particolarmente valorizzato nella lavorazione sotto sale, già anticamente praticata dai marinai liguri secondo modalità di preparazione che ne conservano la carne lasciandola intatta nella consistenza e nel sapore. Il Parco si pone oggi come esempio riuscito di sviluppo ecocompatibile, non limitato agli aspetti naturalistici ma esteso a quelli di biologia marina e dell'intero ecosistema che si perpetua da sempre nelle Cinque Terre.


Lo sciacchetrà
Appartiene alla nobile elite dei vini passiti del Mediterraneo, grazie alla quale si è meritato l'appellativo di vino per cardinali. Simbolo delle Cinque Terre ormai da secoli (importante la produzione durante l'800) e oggi, nonostante l'elevatissima richiesta, paradossalmente quasi introvabile. Non per caso si fa risalire la parola "Sciacchetrà" a "shekar", termine arcaico indicante l'insieme delle bevande fermentate. Vino articolato quindi, che comporta un processo produttivo assai complesso: in ogni singolo vigneto vengono selezionati i grappoli migliori sottoposti poi ad appassimento in luoghi ombreggiati e ariosi il tempo necessario per raggiungere un'adeguata concentrazione zuccherina. Dopodiché vengono manualmente diraspati. Con la pigiatura si da inizio alla fermentazione, condotta con flora batterica autoctona, ed alla macerazione delle bucce che, con il lento formarsi dell'alcol nel mosto, subiscono il fenomeno della destrutturazione permettendo alle sostanze aromatiche contenute di legarsi col mosto fermentante.

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Iole Piscolla scrive da anni di turismo ed enogastronomia. E’ un tecnico di Strade del vino e da tre anni dirige il Centro Studi e Servizi alle...

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