Lo storico Grand Hotel Baglioni di Firenze ha ospitato in tre saloni i vini di 12 denominazioni di cui quattro Docg. Vini ricchi di storia e notorietà ed altri meno noti ma anch’essi di pregio. Si inizia col Consorzio Vini di Carmignano, con Carmignano Docg di annate dal 2010 al 2013, tre Barco Reale di Carmignano del 2013, un Vin Santo di Carmignano 2008 e dei Toscana Igt bianchi del 2013 e rossi dal 2009 al 2012. Per il Carmignano, buono e omogeneo il livello qualitativo, con alcuni vertici nell’annata 2011. Giovani ma invitanti i Barco Reale di Carmignano. Ottimo il Vin Santo del 2008. Negli Igt, pieni e persistenti i rossi, piacevoli, freschi e quasi pronti i bianchi.
Di seguito, presentati dal Consorzio di Tutela, i Bolgheri Doc Rosso e Superiore che spaziavano dal 2007 al 2013. Vini di carattere che esprimono le note varietali accentuate dal terroir. I millesimi più vecchi erano certamente migliori. Le annate più recenti mancavano ovviamente di armonia. Saranno al meglio tra 4-5 anni. Nette le differenze tra loro in particolare nei legni usati. Molti marcavano un deciso boisé.
Era la volta del Consorzio Vini Orcia. Un piccola Doc che meriterebbe più notorietà. Vini saldi ma di buon equilibrio con annate spazianti dal 2007 al 2013. L’imprinting del Sangiovese è netto. Gia di buon equilibrio i 2010 e 2011, ancor giovani quelli di annate recenti. Sorprendenti i millesimi più vecchi.
Da Siena a Lucca. La Doc Colline Lucchesi è tra le più vecchie della Toscana, avendo ben 47 anni (con successive modifiche nel disciplinare). In degustazione sia bianchi che rossi. Dal buono al discreto i bianchi. Tra i rossi: gran parte nella norma, alcuni interessanti e compositi.
Ampia la zona dei Grandi Cru della Costa Toscana. Un contesto produttivo variegato ma in gran parte qualitativo. Una zona anche di buoni bianchi, ma dominio dei rossi. Di gran corpo e bouquetè, sia quelli con Sangiovese che altri col taglio bordolese. Già discretamente armonici quelli del 2010 e 2011. Un gradino più su i millesimi precedenti.
La doc Cortona è relativamente recente. I vini rossi presentati dal Consorzio si sono espressi molto bene. La maggior parte con note fruttate e speziate derivate da vitigni di origine francofona (Syrah in testa). Alcuni molto validi anch’essi, da Sangiovese. Un naturale legame col terroir.
Dal Consorzio Valdarno di Sopra vini Doc da vitigni tradizionali con alcune eccezioni. Tra questi alcuni biologici. Rossi immediati ed invitanti e altri complessi e varietali. Una piccola Doc da far conoscere meglio.
Dal Grossetano i vini del Consorzio tutela Bianco di Pitigliano e Sovana. Il primo è una Doc storica, il secondo di una Doc del 1999. Sovana è una frazione del comune di Sorano, già inserito nella zona di produzione del Pitigliano. Una volta da tradizionali vitigni toscani, oggi integrati con quelli d’oltralpe. Piacevoli e molto sapidi i bianchi Pitigliano del 2014, interessanti i rossi Sovana per bouquet e struttura.
Rimanendo nella stessa provincia, il Consorzio Tutela del Morellino di Scansano ha presentato i suoi Morellino di Scansano DOCG, in forma ridotta. Ossia molti dei vini non sono arrivati in tempo utile. Comunque quelli posti in assaggio si sono espressi al meglio. Fruttati e speziati, appena freschi ma pieni e giustamente tannici. In alcuni casi c’era una sensibile morbidezza, in altri un eccesso di legno.
Più all’interno, vicino all’Amiata la Doc Montecucco. Una zona vocata in continua evoluzione. I vini presentati dal Consorzio Montecucco hanno in comune il Sangiovese, ma con naturali differenze legate ai fattori pedoclimatici, altimetria in particolare. Zona congeniale anche per i bianchi. Complessivamente, vini freschi, sapidi, un po’ minerali, giustamente tannici, di buona struttura e persistenza. Una piccola parte evidenziava il rovere.
Dulcis in fundo i Maremma Toscana Doc presentati dal Consorzio Maremma Toscana. Vini bianchi e rossi fruttati e persistenti. In pochi anni questa parte di Maremma ha fatto passi da gigante. L’integrazione di vitigni foresti in entrambe le tipologie gli ha conferito profumi più ampi e compositi. Sono ancora per gran parte ricchi e opulenti ma soddisfano non solo gli enoappassionati.
Virgilio Pronzati, giornalista specializzato in enogastronomia e già docente della stessa materia in diversi Istituti Professionali di Stato...
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