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Convegno a Vicenza sui Vitigni Italici

di Redazione di TigullioVino.it

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Tornata conclusiva dell’Anno Accademico 2008. Le grandi potenzialità del “Vigneto Italia”  analizzate attraverso tre grandi Vitigni: Refosco, Verdicchio e Nero d’Avola.

Vicenza, 17 Dicembre 2008 - Proseguendo nel proprio percorso di studio e divulgazione, volto a valorizzare l’elemento più prezioso della vitivinicoltura italiana – ossia i vitigni italici - l'Accademia Italiana della Vite e del Vino (la più prestigiosa e importante istituzione italiana nel mondo del vino) ha organizzato la Tornata conclusiva del proprio sessantesimo anno accademico con l’esame e l’approfondimento di tre importanti vitigni: Refosco, Verdicchio e Nero d’Avola.
“Si tratta di tre vitigni di grande importanza, dichiara il presidente dell’Accademia, professor Antonio Calò, che abbiamo scelto in quanto emblematici - al Nord, al Centro e al Sud Italia – di quello che intendiamo con l’espressione vitigni italici (e non autoctoni): sono quei vitigni che, come molti altri, hanno trovato il proprio humus ideale nella nostra penisola instaurando un inscindibile legame con il territorio nel quale hanno dato la migliore espressione delle loro potenzialità”.
Dopo il saluto iniziale di Mario Bagnara, presidente de "La Vigna" (sede dell’Accademia), i lavori hanno visto gli interventi di Angelo Costacurta (C.R.A. Centro di Ricerca per la Viticoltura, Conegliano Tv) e Franco Giacosa (Enologo e Direttore Tecnico Azienda Vinicola Zonin) sul Refosco dal peduncolo rosso, di Oriana Silvestroni e Emanuele Boselli (Facoltà di Agraria Università Politecnica delle Marche sul Verdicchio) sul tema del Verdicchio, di Rosario Di Lorenzo (Colture Arboree Università degli Studi di Palermo sul Nero d’Avola) e Rocco di Stefano (Facoltà di Agraria Università di Torino) sul Nero D’Avola.

Dopo un intervento del professor Maurizio Sorbini (Facoltà di Economia Università di Bologna), che ha evidenziato gli ampi margini di cui i vitigni italici dispongono in termini di capacità di penetrazione sul mercato e apprezzamento da parte dei consumatori, i lavori sono stati conclusi da Marina Montedoro (Dirigente Ricerca e Sperimentazione del Ministero dell’Agricoltura), che ha riaffermato la volontà delle istituzioni di sostenere lo sviluppo e l’affermazione di questi vitigni e dei vini che da essi si ottengono.
Ma quale è stato il dato principale emerso dalla Tornata dell’Accademia? "L’incontro di Vicenza, sintetizza il professor Calò, ha voluto porre in evidenza la grande personalità dei vitigni italici, le loro specificità e le loro prerogative (anche dal punto di vista salutistico). In questi anni l’attenzione nei confronti di questi vitigni e dei vini che ne derivano - anche grazie al lavoro degli Accademici – è considerevolmente aumentata, e sta cambiando l’impronta viticola del nostro paese. Per questo, ci piace parlare di una vera e propria via italiana a vino”.

L’Accademia Italiana della Vite e del Vino è stata costituita il 30 luglio 1949 dal Comitato Nazionale Vitivinicolo con decreto firmato dall’allora Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, ed eretta a Ente Morale il 25 luglio 1952. L’Accademia attualmente comprende 555 membri suddivisi tra Onorari, Ordinari, Corrispondenti italiani, Corrispondenti stranieri e Soprannumero. Ciascuna categoria è a numero chiuso.


Fonte news: Ufficio Stampa Accademia Italiana Vite e del Vino

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