Rubino con riflessi granati, dal bouquet intenso e persistente, ampio, fine, con netti sentori di fragolina e mora di bosco, ribes nero e rosa selvatica, e lievi di erbe aromatiche e di umori boschivi; dal sapore secco e sapido, caldo, con piacevole vena tannica, pieno ma snello, di buona persistenza, con gradevole e tipico fondo amarognolo. Colore, profumo e sapore, ricordano buoni vini prodotti col Pinot Noir. Anzi, dalla descrizione potrebbe benissimo essere un Beaune Premier Cru. Niente di tutto questo. Le caratteristiche organolettiche si riferiscono ad un buon Dolceacqua Doc Superiore. Non sono ovviamente tutti così. Magari. Sebbene sia stato il primo vino ligure a essere insignito della Doc nel lontano 1972, il suo percorso qualitativo è stato lungo e difficile.
Ancor oggi, a quasi quarantadue anni dal riconoscimento ministeriale, una parte seppur limitata di Dolceacqua, non è esente da difetti, in particolare evidenti all’esame olfattivo. Più frequenti, sentori di ridotto e, nei casi più gravi, di feccino. Troppo spesso, parlandone con i produttori, si sente dire che il Rossese è un vitigno difficile. Il vino ottenuto dalle sue uve durante e dopo la fermentazione, è facilmente soggetto ai difetti sopra citati. Lo stesso lo dicono i produttori di Pinot Nero e Dolcetto. Un ritornello sempre in voga tra i produttori meno bravi.
Ritornando al Dolceacqua Doc, la sua zona di produzione comprendente 14 comuni in provincia di Imperia, con epicentro in Val Nervia, possiede un’orografia difficile con forti pendenze, e caratteristiche pedoclimatiche diverse da comune a comune. Anche gli impianti sono diversi. Da tradizionale e diffuso alberello si passa a quello a spalliera e a cordone speronato. Sul vitigno se n’è detto di tutto e di più. Il clone o meglio i cloni sono riconducibili al Rossese Nero di Ventimiglia (l’altro è detto di Campochiesa). Basti pensare che poco più di mezzo secolo fa, oltre quelli innestati su Rupestris du Lot, si usava innestare su viti ibride e di San Geneis, un vitigno rustico da uve da tavola. Ancor oggi ci sono in zona vecchi ceppi di Rossese pre-fillossera.
Definito autoctono, in quanto non presente nelle altre regioni italiane, il Rossese potrebbe provenire dal sud della Francia, introdotto dai soldati dei Doria durante le frequenti scorribande fatte in Provenza. Al riguardo, la D.ssa Anna Schneider docente di Ampelografia presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Torino, considerata una dei massimi esperti di Ampelografia italiana, sostiene che il Rossese è il Tibouren sono lo stesso vitigno. La conferma, genoma e marcatori comuni.
Comuni e crus del Dolceacqua - Apricale; Baiardo; Camporosso: Luvaira, Migliarina, Pian del Vescovo, Trinceria, Monte Curto, Brunetti. Castelvittorio; Dolceacqua: Arcagna, Tramontina, Morghe, Rosa, Pozzuolo, Armetta, Ruchin, Cian da Marchesa, Peverelli, San Martino. Isolabona; Perinaldo: Curli, Savoia, Alpicella. Pigna; Rocchetta Nervina; San Biagio della Cima: Posaù, Luvaira, Nouvilla, Berna, Buscarra, Garibaudo, Crovairola. Soldano: Pini, Bramusa, Galeae, Beragna, Luvaira, Ferenghé, Foulavin, San Martino. Vallebona; Vallecrosia: Santa Croce. Ventimiglia: Piemattun, Roasso, Sette Camini.
Alcuni numeri del Dolceacqua riferiti all’anno 2010
Vino prodotto: 223,55 ettolitri - Superficie vitata: 80,19 ettari - Resa ettolitri per ettaro: 38, 65
Dal Dolceacqua scritto passiamo a quello assaggiato. Il dinamico Pier Ugo Tammaro delegato Onav per Genova e provincia, si è superato. L’ultima delle moltissime iniziative (degustazioni, viaggi studio in Italia e in Francia e cene didattiche) è stata appunto incentrata sul Dolceacqua. Ben sette i vini di altrettanti produttori, di cui quattro presenti, guidati da Filippo Rondelli patron dell’Azienda Agrituristica Terre Bianche di Dolceacqua, da anni premiato dalla Guida del Gambero Rosso per i suoi Dolceacqua Doc. La serata aperta e presentata da Pier Ugo Tammaro nel salone del C. U I. (Centro Unificato dell’Esercito) di Genova e gremito di soci e non, è proseguita con la proiezione di numerose slides sulla zona di produzione del Dolceacqua (orografia, terreni, vitigno, crus e storia del vino) illustrate sapientemente da Filippo Rondelli che, dei vini con assente il produttore, ne effettuava la degustazione corredandola con notizie sul produttore e l’azienda.
Il primo a degustare e presentare il proprio, vino Maurizio Anfosso dell’Azienda Agricola Kà Manciné di Soldano, seguito da Alessandro Anfosso dell’Azienda Vitivinicola Tenuta Anfosso di Soldano, Nino Perrino Testalonga Dell’Azienda Agricola Testalonga e Filippo Rondelli dell’Azienda Agrituristica Terre Bianche di Dolceacqua.
I giudizi (miei) sui vini assaggiati:
1° Dolceacqua Doc Galeae 2012 dell’Azienda Agricola Kà Manciné di Soldano - Alcol: 13,5% - Lotto: 01/13 G
Alla vista è limpido, di colore rubino carico e vivo. Al naso si presenta intenso, persistente, con leggero ridotto e sentori floreali, fruttati, vegetali e speziati di rosa selvatica, mora, ciliegia durona e fragolina di bosco mature, lieve vegetale d’umori boschivi, erbe aromatiche e pepe nero macinato. In bocca è secco, fresco e sapido, caldo, con piacevole tannicità, di buon corpo e persistenza.
2° Dolceacqua Doc 2012 dell’Azienda Agricola Testalonga di Dolceacqua - Alcol: 13,5% - Lotto: 210/1
Alla vista è sufficientemente limpido, di colore rubino con orlo granato. Al naso si presenta molto intenso e persistente, un po’ penetrante, con sentori fruttati, vegetali e speziati di mora, ciliegia e corbezzolo maturi e un po’ macerati, umori di legni boschivi (castagno), erbe aromatiche secche e lieve di pepe bianco. In bocca è secco, abbastanza fresco e sapido, caldo, un po’ astringente, pieno e persistente.
3° Dolceacqua Doc Superiore 2012 dell’Azienda Agricola Foresti di Camporosso - Alcol: 13,5% - Lotto: 305
Alla vista è limpido, di colore rubino vivo. Al naso si presenta intenso e persistente, discretamente fine, con sentori floreali, fruttati e speziati di rosa selvatica e fiori di campo, mora, ciliegia e fragola mature, e lieve di erbe aromatiche e macis. In bocca è secco, morbido ma sufficientemente fresco e sapido, lievemente tannico, caldo, di equilibrata struttura e persistenza.
4° Dolceacqua Doc Superiore Du Nemu 2012 dell’Azienda Agricola Luca Dallorto di Dolceacqua - Alcol: 13,5% - Lotto: S1113
Alla vista è limpido, di colore rubino vivo. Al naso si presenta intenso e persistente ma non schietto, con sentori fruttati, vegetali e speziati di piccoli frutti rossi selvatici (mora, fragola e ribes nero) maturi, erbe aromatiche (timo e rosmarino) e pepe nero. In bocca è secco, fresco e sapido, caldo, leggermente tannico, di buona struttura e persistenza.
5° Dolceacqua Doc Superiore Barbadirame 2011 della Cooperativa Riviera dei Fiori di Dolceacqua - Alcol: 14% - Lotto: 13088
Alla vista è limpido, di colore rubino scarico con riflessi granati. Al naso si presenta intenso e persistente, composito, fine, con sentori floreali, fruttati e speziati di rosa selvatica appassita, mora e fragolina di bosco giustamente mature, erbe aromatiche quasi secche, e lieve di vegetale-balsamico e pepe bianco. In bocca e secco, sufficientemente fresco, sapido, molto caldo, con leggera tannicità, di media struttura ma persistente.
6° Dolceacqua Doc Superiore Poggio Pini 2011 dell’Azienda Vitivinicola Tenuta Anfosso di Soldano - Alcol: 14% - Lotto: 11/8
Alla vista è limpido, di colore rubino con orlo tendente al granato. Al naso si presenta molto intenso e persistente ma non schietto, con sentori fruttati, vegetali e speziati di piccoli frutti rossi selvatici (ciliegia, lampone e fragola) maturi e un po’ macerati, erbe aromatiche balsamiche e pepe nero. In bocca è secco, fresco e sapido, molto caldo, piacevolmente tannico, pieno ma snello, di buona persistenza.
7° Dolceacqua Doc Bricco Arcagna 2009 dell’Azienda Agrituristica Terre Bianche di Dolceacqua - Alcol: 13,5% - Lotto: A110BA
alla vista è limpido, di colore granato scarico con orlo tendente all’aranciato. Al naso si presenta molto intenso e persistente, un po’ etereo, composito e complesso, abbastanza fine, con sentori floreali, fruttati, balsamici e speziati di rosa e iris appassiti, piccioli frutti rossi selvatici un po’ essiccati, erbe secche aromatiche e balsamiche, buccia secca d’arancia, cacao e liquirizia. In bocca è secco, appena fresco ma sapido, caldo, lievemente tannico, un po’ sottile ma discretamente persistente.
Nella foto: da sinistra Nino Perrino (Testalonga), Maurizio Anfosso (Kà Manciné), Pier Ugo Tammaro, Alessandro Anfosso (Tenuta Anfosso) e Filippo Rondelli (Terre Bianche).
Virgilio Pronzati, giornalista specializzato in enogastronomia e già docente della stessa materia in diversi Istituti Professionali di Stato...
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